Nel 1978 seguì con la sua cinepresa il tour americano dei Sex Pistols. Poi toccò a Dee Dee Ramone, poi agli homeless di New York, poi alla strada costruita da Hitler tra la Polonia e la Germania e poi alla Polonia di oggi, in un viaggio contemporaneo all'insegna della sopravvivenza rispetto a un passato segnato in maniera indelebile dal nazismo.
Il suo nome è Lech Kowalski, il cattivo maestro del cinema contemporaneo, l'esplosivo regista che ha saputo catturare l'essenza del punk e proiettarla sul grande schermo. Ma è riuscito anche a portare lo spirito narrativo underground ai più importanti festival mondiali. I suoi lavori infatti sono stati premiati oltre che al Sundance, anche a Venezia, Locarno e Cannes. E ora, in occasione della manifestazione Filmmaker Festival Internazionale di Cinema a Milano, sono in programma due appuntamenti con il regista. Un workshop sul suo "fare" cinema è in calendario il 30 novembre, mentre fino all'8 dicembre saranno proiettati i suoi film. Ecco il percorso per (ri)scoprire il suo cinema E qui una presentazione della retrospettiva Lech Kowalski.
D.O.A. La breve tournè del 1978 dei Sex Pistols in America e il racconto del punk in un rockumentary che è diventato immediatamente di culto.
ROCK SOUP. Gli homeless del Lower East Side, nell'estate del 1989 hanno allestito una tendopoli a Tompkins Square, a pochi passi dai luoghi in un cui è esploso il punk americano e Allen Ginsberg ha recitato i suoi poemi. Le autorità minacciano di smantellare il centro di accoglienza e la popolazione insorge. In un ruvido bianco e nero, Kowalski si schiera contro l'imminente disneyficazione della città.
THE BOOT FACTORY. A Cracovia, un gruppo di punk sopravvive cucendo scarponi di cuoio. Un racconto di artigianato anarchico e di come dare vita a microcosmi resistenti, in opposizione al sistema vigente. Il film è del 2000.
BORN TO LOSE. Film dell'anno successivo, con cui Kowalski torna a occuparsi della scena punk. Nell'arco di un decennio, il regista ha raccolto oltre 400 ore di materiale filmato con cui ha messo a punto un ritratto glorioso e struggente di Johnny Thunders, leader dei New York Dolls e degli Heartbreakers, morto a soli 39 anni: l'eroe di tutti gli sconfitti.
ON HITLER'S HIGHWAY. Si tratta della più antica autostrada polacca, realizzata da Hitler per facilitare l'invasione verso Est. Oggi, l'asfalto si sgretola, come l'umanità che vive al bordo di quella strada, tra prostitute polacche e ucraine, venditori ambulanti infermi, giovani punk che fanno base dentro un bunker abbandonato. Resistenza della memoria e pratiche di sopravvivenza all'ombra dell'Olocausto (film del 2002).
CAMERA GUN. Racconta la storia enigmatica di Aukai Collins che, convertitosi all'islamismo in prigione, ha intrapreso un lungo processo di addestramento per una "guerra santa" contro i Talebani (2003).
HEY IS DEE DEE HOME. Amori, music, droghe e tatuaggi. Ritratto ravvicinato di Dee Dee Ramone, bassista dei Ramones.Ma è anche il terzo capitolo della trilogia sul punk.
CHARLIE CHAPLIN IN KABUL. Otto giorni in Afghanistan è stato il tempo necessario a girare questo appassionante resoconto del tentativo di portare il cinema in mezzo ai bombardamenti. Con Peter Scarlet, all'epoca direttore della Cinématèque Française, Kowalski filma il caos e la distruzione. Ma non solo: armati di proiettore, i due mostravano i film comici muti ai bambini del posto, per filmarli, a loro volta intenti a ridere degli sketch (2003).
EAST OF PARADISE. Protagonista questa volta è la madre del regista, che racconta la sua storia di polacca, deportata in un campo di lavoro sovietico sotto Stalin, e quella dell'autore stesso che ripercorre gli anni della propria formazione. Una riflessione sulla poetica del regista, che ha trovato in ogni forma di opposizione al sistema la linfa per il proprio cinema (2005).
WINNERS AND LOSERS. Il sottotitolo potrebbe essere "antropologia di una partita di calcio". Ovvero, dalla finale Italia-Francia ai Mondiali del 2006, un'analisi della natura umana (2007).
HOLY FIELD HOLY WAR. Un documentario di investigazione economica, sociale e politica che segna il rabbioso ritorno di Kowalski. I temi sono quelli più attuali della salvaguardia del territorio e dell'ambiente, in un atranquilla campagna polacca, trivellata dalle compagnie petrolifere a caccia del gas di scisto (2013).
Infine, una selezione di estratti dal progetto multimediale di Lech Kowalski, Camera War : un'idea inedita di comporre storie a partire da brevi filmati. Un esperimento interessante da guardare/speriemntare online.
Il suo nome è Lech Kowalski, il cattivo maestro del cinema contemporaneo, l'esplosivo regista che ha saputo catturare l'essenza del punk e proiettarla sul grande schermo. Ma è riuscito anche a portare lo spirito narrativo underground ai più importanti festival mondiali. I suoi lavori infatti sono stati premiati oltre che al Sundance, anche a Venezia, Locarno e Cannes. E ora, in occasione della manifestazione Filmmaker Festival Internazionale di Cinema a Milano, sono in programma due appuntamenti con il regista. Un workshop sul suo "fare" cinema è in calendario il 30 novembre, mentre fino all'8 dicembre saranno proiettati i suoi film. Ecco il percorso per (ri)scoprire il suo cinema E qui una presentazione della retrospettiva Lech Kowalski.
D.O.A. La breve tournè del 1978 dei Sex Pistols in America e il racconto del punk in un rockumentary che è diventato immediatamente di culto.
ROCK SOUP. Gli homeless del Lower East Side, nell'estate del 1989 hanno allestito una tendopoli a Tompkins Square, a pochi passi dai luoghi in un cui è esploso il punk americano e Allen Ginsberg ha recitato i suoi poemi. Le autorità minacciano di smantellare il centro di accoglienza e la popolazione insorge. In un ruvido bianco e nero, Kowalski si schiera contro l'imminente disneyficazione della città.
THE BOOT FACTORY. A Cracovia, un gruppo di punk sopravvive cucendo scarponi di cuoio. Un racconto di artigianato anarchico e di come dare vita a microcosmi resistenti, in opposizione al sistema vigente. Il film è del 2000.
BORN TO LOSE. Film dell'anno successivo, con cui Kowalski torna a occuparsi della scena punk. Nell'arco di un decennio, il regista ha raccolto oltre 400 ore di materiale filmato con cui ha messo a punto un ritratto glorioso e struggente di Johnny Thunders, leader dei New York Dolls e degli Heartbreakers, morto a soli 39 anni: l'eroe di tutti gli sconfitti.
ON HITLER'S HIGHWAY. Si tratta della più antica autostrada polacca, realizzata da Hitler per facilitare l'invasione verso Est. Oggi, l'asfalto si sgretola, come l'umanità che vive al bordo di quella strada, tra prostitute polacche e ucraine, venditori ambulanti infermi, giovani punk che fanno base dentro un bunker abbandonato. Resistenza della memoria e pratiche di sopravvivenza all'ombra dell'Olocausto (film del 2002).
CAMERA GUN. Racconta la storia enigmatica di Aukai Collins che, convertitosi all'islamismo in prigione, ha intrapreso un lungo processo di addestramento per una "guerra santa" contro i Talebani (2003).
HEY IS DEE DEE HOME. Amori, music, droghe e tatuaggi. Ritratto ravvicinato di Dee Dee Ramone, bassista dei Ramones.Ma è anche il terzo capitolo della trilogia sul punk.
CHARLIE CHAPLIN IN KABUL. Otto giorni in Afghanistan è stato il tempo necessario a girare questo appassionante resoconto del tentativo di portare il cinema in mezzo ai bombardamenti. Con Peter Scarlet, all'epoca direttore della Cinématèque Française, Kowalski filma il caos e la distruzione. Ma non solo: armati di proiettore, i due mostravano i film comici muti ai bambini del posto, per filmarli, a loro volta intenti a ridere degli sketch (2003).
EAST OF PARADISE. Protagonista questa volta è la madre del regista, che racconta la sua storia di polacca, deportata in un campo di lavoro sovietico sotto Stalin, e quella dell'autore stesso che ripercorre gli anni della propria formazione. Una riflessione sulla poetica del regista, che ha trovato in ogni forma di opposizione al sistema la linfa per il proprio cinema (2005).
WINNERS AND LOSERS. Il sottotitolo potrebbe essere "antropologia di una partita di calcio". Ovvero, dalla finale Italia-Francia ai Mondiali del 2006, un'analisi della natura umana (2007).
HOLY FIELD HOLY WAR. Un documentario di investigazione economica, sociale e politica che segna il rabbioso ritorno di Kowalski. I temi sono quelli più attuali della salvaguardia del territorio e dell'ambiente, in un atranquilla campagna polacca, trivellata dalle compagnie petrolifere a caccia del gas di scisto (2013).
Infine, una selezione di estratti dal progetto multimediale di Lech Kowalski, Camera War : un'idea inedita di comporre storie a partire da brevi filmati. Un esperimento interessante da guardare/speriemntare online.
Plus d'infos:
http://www.filmmakerfest.com/
http://www.milanofilmfestival.it/box.php?id=1811
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